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Riso venere con cavolfiore, carote e batate viola

Ciao febbraio.

Ieri era Natale, oggi è già Carnevale. Com’è che mi perdo sempre i pezzi mentre i giorni passano inesorabili? Chi mi conosce o mi legge da un po’ sa che io e il Carnevale siamo come due linee parallele: non ci incontreremo mai. O meglio, ci siamo incontrati in tenera età (la mia, non quella del Carnevale), non ci siamo piaciuti e la nostra storia è finita. Capitolo chiuso. Ho chiuso la porta e ho buttato la chiave. Se non fosse che…dalla serratura di quella porta arriva ogni tanto il profumo di frittelle alla crema. E niente, lo so che Proust lo cito un po’ troppo spesso – è che sono una capra, non ho molti riferimenti letterari e quelli che ho me li devo giocare spesso – ma per me addentare una frittella alla crema vuol dire entrare in un tunnel che mi porta dritta dritta in cucina a casa della nonna, seduta al bancone sullo sgabello alto, con lei che riempie di crema e di zabaione le frittelle ancora calde. Le frittelle più buone ever, inutile dirlo. Prendetevi tutti i crostoli (o chiacchiere o come li volete chiamare) del mondo, non me ne faccio niente di quelli e neanche delle castagnole o delle cose vuote, alle mele, alle uvette…io voglio solo le cose ciccione e ripiene. Io che non ho mai amato i dolci fritti e non sono un’appassionata di crema darei il mio regno per un vassoio di frittelle della nonna.

Ma sto divagando perché no, quella di oggi non è una ricetta di frittelle. Io non friggo mai, non mi sento a mio agio con la frittura, ecco perché quest’anno – indebolita dalla dermatite nel corpo e nello spirito – ho ceduto al richiamo delle sirene e dopo anni di astinenza sono andata in pasticceria già due volte a mangiarmi una grossa frittella strapiena di crema. Io le cose, se le faccio, le faccio bene. Insomma sì, io sono una che sgarra. Non sono una che mangia bene sempre e che non si concede niente, nou nou nou. Sono nata golosa e golosa morirò.

Ma fra una frittella e l’altra cerco di fare le cose per benino e preparo piatti di riso pieni pieni di verdure e tuberi che fanno bene. Stavolta riso venere, quello nero, integrale. Verdure e tuberi viola: cavolfiore, carote, patata dolce (o batata). Poi tante spezie e i miei amati agrumi.

PS: Lo sapete quanto fanno bene le patate dolci? Sono da preferire alle classiche, hanno un indice glicemico più basso e non sono neanche della famiglia delle solanacee, poco simpatiche agli allergici e gli intolleranti come me. Non le avete mai provate? E’ tempo di redimervi.

riso venere cavolfiore

Ingredienti (per 4 persone)

250 g di riso venere

1 cavolfiore viola

2 patate dolci viola

3 carote viola grandi (o 4 piccole)

1 arancia non trattate

1 limone non trattato

zenzero fresco

semi di cumino

semi di finocchietto

salvia

olio extravergine d’oliva

sale e pepe

Per la salsa

½ mango

1 arancia non trattata

2/3 cucchiai di yogurt di soia o naturale

1 cucchiaino di acero o eritritolo (opzionale)

olio extravergine d’oliva

sale e pepe

Lavate, asciugate le verdure, pelate le carote e le patate (se sono bio – meglio! – potete tenerle con la buccia dopo averle spazzolate bene). Dividete le cimette del cavolfiore e conditelo con un pizzico di sale, semi di cumino e olio, disponendo le cime su una teglia da forno. Sempre in teglia mettete le carote a rondelle spesse condite con sale olio e semi di cumino e le patate a tocchetti condite con olio sale e salvia. Infornate tutto a 180°C e lasciate arrostire, mescolando di tanto in tanto.

Nel frattempo mettete a lessare il riso venere, scolatelo al dente e conditelo con succo e scorza dell’arancia, scorza di limone e un po’ di succo di zenzero (grattugiate la polpa e spremetela fra due cucchiaini).

Quando le verdure saranno cotte condite il riso e mescolate, poi lasciate insaporire mentre preparate la salsa: frullate la polpa di mango a pezzetti insieme a tutti gli altri ingredienti tranne l’arancia. Aggiungete la scorza grattata e il succo di metà arancia, assaggiate e regolate di acidità.

Servite il riso con la salsa.

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